Normalmente si pensa ad una vocazione come ad una scelta. Ma la vocazione è qualcosa di più profondo di una semplice scelta. Precede ogni scelta. È come una risorsa, nascosta all'inizio anche a noi stessi, che si fa strada lentamente man mano che la nostra coscienza si apre alla realtà. Ogni tanto questa risorsa si manifesta sotto forma di desiderio potente o di nostalgia per qualcosa di grande che il cuore vorrebbe. Occorre corrispondere alle piccole manifestazioni di queste attese profonde del cuore ed esservi aperti interrogandosi: che cosa vuoi, o Dio, da me?
Nel procedere della vita soltanto la serena tranquillità di aver risposto con onestà a quanto Dio ci chiedeva è la garanzia della nostra fedeltà. Allora, quando interverranno dubbi, perplessità, drammi, solo la consapevolezza di aver seguito la misteriosa volontà di Dio ci darà la pace necessaria per superare ogni turbamento.
Altrimenti se fossimo noi stessi padroni della nostra vocazione, non saremmo soggetti ad alcun vincolo: come abbiamo scelto una condizione di vita, potremmo abbandonare quella ed aprircene un'altra a piacimento. In tal modo però la nostra esistenza sarebbe guidata dall'anarchia, e non sarebbe più la paziente costruzione di un disegno che lentamente va prendendo forma nella fedeltà di un'intuizione originaria verificata, riconosciuta e abbracciata.