
Vocazioni: che cosa possiamo fare?
La mancanza di vocazioni è senza dubbio motivo di preoccupazione per la nostra provincia, nella speranza che questa non si trasformi in angoscia, ma in un’inquietudine sana, che si nutre di preghiera e di fiducia nel Signore perché invii nuovi operai nella sua vigna. Non abbiamo bisogno di deprimerci, ma semmai di sorreggerci nel difficile compito di evangelizzare e accompagnare i giovani nel difficile cammino del discernimento.
L’équipe di Pastorale Vocazionale anche quest’anno ha in programma diversi appuntamenti in alcune delle nostre parrocchie e non solo, ma aldilà degli eventi programmati, sappiamo bene che molti confratelli, nel quotidiano, danno il loro apporto prezioso con la loro testimonianza di vita, di ministero e di preghiera.
Condivido tre passi evangelici che sento vicini e quanto mai attuali, che ci spingono ad uscire per rimetterci in cammino, così come siamo, senza troppi calcoli e senza abbatterci per gli scarsi risultati, ma come ci insegna san Vincenzo, confidando nell’opera di Dio più che nelle nostre capacità.
- Come lievito nella massa…”Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata”. Il Papa nella Evangelii Gaudium ci invita ad essere “il fermento di Dio in mezzo all’umanità” (EG 114). Quanto è necessario e al tempo stesso urgente essere nel mondo ma non del mondo, stando a contatto con la gente. E’ tipico del nostro carisma il “linguaggio della presenza”, cioè lo stare tra la gente, esserci, ascoltare, lavorare insieme. Non è una perdita di tempo, non è un di più, è piuttosto ciò che ci rende più credibili e più vicini ai bisogni dei fratelli e sorelle che il Signore ci mette accanto: “Gesù vuole evangelizzatori che annuncino la Buona Notizia non solo con le parole, ma soprattutto con una vita trasfigurata dalla presenza di Dio” (EG 259).
- Seminare con abbondanza… “Ecco, il seminatore uscì a seminare (…) una parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno”.
Sempre nell’Evangelii Gaudium il Papa ci ricorda: “c’è una forma di predicazione che compete a tutti noi come impegno quotidiano. Si tratta di portare il Vangelo alle persone con cui ciascuno ha a che fare, tanto ai più vicini quanto agli sconosciuti” (EG 127). Non dobbiamo mai dimenticare che la Parola è un dono che non possiamo tenere per noi. Gesù stesso ci invita a seminare continuamente, in ogni luogo, anche in quelli apparentemente meno adatti ad accogliere la Parola. “In questa predicazione, sempre rispettosa e gentile, il primo momento consiste in un dialogo personale, in cui l’altra persona si esprime e condivide le sue gioie, le sue speranze, le preoccupazioni per i suoi cari e tante cose che riempiono il suo cuore.
Solo dopo tale conversazione è possibile presentare la Parola” (EG n.128).
- Versare vino nuovo in otri nuovi: “Nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!”.
Quando il seme finalmente attecchisce nel terreno buono, e di questo dobbiamo avere assoluta fiducia, si apre il tempo dell’accompagnamento, della novità di vita, che si realizza con l’aiuto dello Spirito Santo. E’ il tempo del discernimento, che è per tutti e non solo per chi sente una chiamata particolare al sacerdozio o alla vita consacrata.
Nella Christus Vivit il Papa ci esorta: “Poiché il tempo è superiore allo spazio, dobbiamo suscitare e accompagnare processi, non imporre percorsi. E si tratta di processi di persone che sono sempre uniche e libere”(CV n. 297) e ancora: “Ma per accompagnare gli altri in questo cammino, è necessario anzitutto che tu sia ben esercitato a percorrerlo in prima persona” (CV n.298).
In conclusione, nelle nostre comunità non stanchiamoci mai di domandare nella preghiera quotidiana il dono di nuove vocazioni, e in questo sentiamoci uniti, perché siano secondo il cuore di Dio, per il bene della Chiesa e dei poveri.